Spesso mi sento dire che la “battaglia” contro i problemi socio culturali di cui mi occupo, come l’analfabetismo funzionale e l’effetto Dunning Kruger (che ci portano a credere a complotti, teorie antiscientifiche e fake news) sia completamente inutile o poco importante. Oggi cercherò di spiegarvi perché non lo sia.

Premessa. Nel sentire comune questi fenomeni vengono ricondotti ad internet, individuato come “capro espiatorio” principale della nascita di queste problematiche.
In realtà non è così, o meglio: questi problemi non sono nati con internet, internet ne ha solo facilitato la diffusione.

Innanzitutto, dobbiamo considerare che prima della nascita della TV e di internet la stragrande maggioranza della gente non aveva accesso alle informazioni ma soprattutto non aveva interesse ad accedervi. Per sapere le cose era necessario leggere i quotidiani o andare in biblioteca e spulciare testi, oppure conoscere un esperto a cui rivolgersi, cosa che la maggioranza della popolazione, fatta di allevatori, contadini e operai per lo più analfabeti, non aveva alcun interesse a fare. Per questo, tutta questa gente non partecipava alla costruzione dell’opinione pubblica sugli argomenti sociali e scientifici.
Oggi, invece, le informazioni entrano capillarmente nelle case di tutti anche contro la nostra volontà, e tutti quanti siamo in grado di esprimere opinioni che vengono potenzialmente condivise e ascoltate da tutta la società (e i social in particolare ci “invogliano” a farlo).

Inoltre, dobbiamo anche considerare che prima di internet ogni gruppo di amici aveva il suo “analfabeta funzionale”; ma trovandosi isolato in mezzo a decine di “normodotati”, se davanti a una birra gli capitava di tirare fuori un argomento come “la terra piatta” veniva immediatamente zittito, umiliato, deriso e magari anche insultato dagli amici e di conseguenza la vergogna provata lo portava a preferire tenersi le sue idee per sé. Ogni terrapiattista era quindi circondato da “normodotati” che, in una sorta di “immunità di gregge”, non gli permettevano di raggiungere gli altri come lui, restando isolato e continuando a sentirsi in minoranza.

Internet, invece, ha capovolto questa dinamica: oggi ognuno di quei terrapiattisti può scoprire che ne esistono altri, trovarli e creare gruppi sui social. In questo modo, forte dell’appoggio degli altri che la pensano come lui, rafforza le sue idee, si convince sempre più di essere dalla parte della ragione e tutti insieme finiscono per mostrarsi abbastanza convincenti verso l’esterno da riuscire anche a fare proseliti tra gli altri analfabeti funzionali.

In questo modo, tali individui si fanno forti di alcuni bias cognitivi, come il bias di conferma e l’effetto Band Wagon, che consolidano il loro pensiero facendolo assurgere a verità accertata ed assoluta.

Ecco perché le teorie antiscientifiche e i complotti più improbabili si stanno diffondendo a macchia d’olio, mentre fino a 20 anni fa sembravano fenomeni sparuti e trascurabili.

Ma proprio per questo stesso motivo, oggi il problema è più grave che mai, perché queste persone costituiscono almeno metà della popolazione del Paese e oltre a convincersi di banali idiozie parlano, diffondono le loro idee sfruttando la potenza dei mezzi di informazione, si mobilitano con azioni sociali, raccolgono consensi e soprattutto votano.

Di conseguenza, parafrasando liberamente Marx: “se anche noi scegliamo di non preoccuparci di loro, loro finiranno per decidere per noi“; e in alcuni casi lo stanno già facendo.

P.T.