Torniamo ad analizzare il metodo scientifico e le sue potenzialità che stanno alla base della forza della scienza. L’ultima volta avevo citato Darwin; oggi citerò un altro scienziato sicuramente non da meno: Albert Einstein, e una delle sue più interessanti scoperte: la lente gravitazionale.

Come diceva K.R. Popper, per potersi considerare davvero scientifica una teoria non deve solamente confermare la realtà, ma anche saper resistere ai tentativi di confutazione. Uno scienziato, dunque, deve essere il primo nemico della sua teoria ed il primo a cercare di confutarla, potendola considerare dimostrata solo qualora non vi riesca. E sta proprio in questo la forza del metodo scientifico. Con un approccio meramente “confermativo”, infatti, qualunque ipotesi può essere considerata vera, perché si riuscirà quasi sempre a individuare una singola circostanza in cui essa sembrerà funzionare.
Un esempio molto chiaro di questo approccio è la “lente gravitazionale”, scoperta appunto da Einstein. Cos’è e come la scoprì?

La lente gravitazionale di Einstein

Non essendo io un astrofisico (benché la materia mi appassioni moltissimo), non ho la pretesa di sapervi spiegare nel dettaglio di cosa si tratti, per cui rimando ad altre fonti e ad un video che spiega benissimo l’episodio dell’esperimento di Einstein

Posso però spiegarvi il principio generale per quel che è sufficiente a capire il suo esperimento (Einstein perdonami): secondo la teoria della relatività generale qualunque corpo dotato di massa produce un campo gravitazionale che influenza quello che ha intorno, compresa la luce; pertanto, sulla base di questo assunto Einstein aveva dedotto che la luce, passando vicino ad un oggetto massiccio, avrebbe dovuto subire una “deviazione” dovuta alla gravità di quel corpo. Pensò pertanto che se le cose stavano così sarebbe stato possibile, ad esempio, vedere dei corpi celesti dalla Terra la cui visuale fosse coperta dal Sole, perché la luce di quei corpi avrebbe deviato in prossimità della nostra stella e puntato sul nostro pianeta.

Pensò allora di condurre un esperimento proprio con il Sole, cioè provando ad osservare nella sua direzione per vedere se avrebbe visto anche le stelle dietro di lui. Non essendo però possibile fare un esperimento simile di giorno (poiché la luce del Sole avrebbe comunque offuscato tutto il resto) decise di sfruttare un’eclissi.
Si trattava di un esperimento molto rischioso per lui dal momento che, per le conoscenze del tempo, vedere la luce di quelle stelle in quelle condizioni era assolutamente impossibile. Per questo, se non fosse riuscito la sua intera teoria si sarebbe rilevata sbagliata. 
Ma allo stesso tempo, se quell’esperimento fosse riuscito non sarebbe esistita alcuna altra spiegazione possibile che non fosse la sua.

E riuscì. Tanto che ancora oggi utilizziamo questo sistema, sfruttando le galassie, per vedere copri celesti altrimenti per noi inarrivabili.

Einstein e la forza della scienza

L’esempio della lente gravitazionale e soprattutto dell’esperimento condotto per dimostrarne l’esistenza ci dimostra perché il metodo scientifico sia il miglior sistema a nostra disposizione epr elaborare teorie e verificarle. Einstein può essere definito lo scienziato per eccellenza non solo per la sua incredibile mente e per le scoperte che ha fatto, ma per l’accuratezza con cui riusciva a dimostrare le sue teorie, rendendole inattaccabili innanzitutto da se stesso. Un’operazione resa possibile solo ricorrendo al metodo scientifico, che è la vera forza della scienza proprio per questa sua capacità di mettere alla prova le ipotesi verificandole, spingendole al limite e tentando di confutarle.

…E oggi, arrivano dei soggetti senza la minima competenza in materia che vedono due video su YouTube, leggono due post di Facebook e pretendono che le loro deduzioni siano all’altezza delle sue.

Il povero Einstein si sta rivoltando nella tomba.

P.T.